Un’etichetta per il latte «made in Italy». Mentre sul fronte dell’etichettatura del grano la vicenda non è ancora risolta — con governo e pastai che non trovano un punto d’intesa — il 2017 sarà l’anno dell’etichetta con l’origine della materia prima per i prodotti del sistema lattiero caseario italiano. È arrivata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale (ministero delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico) che entrerà in vigore entro 90 giorni, ovvero dal prossimo 19 aprile. Da quel giorno dovranno essere riportate in etichetta le indicazioni sul Paese di mungitura del latte e su quello di trasformazione. «Siamo davanti a un passo storico — spiega il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina — che può aiutare tutto il sistema lattiero caseario italiano. Abbiamo già i primi segnali positivi con un rialzo dei prezzi del latte alla stalla dai 32 centesimi dello scorso anno ai 39 del nuovo accordo. Con questo decreto finalmente i consumatori potranno essere pienamente informati e sostenere il made in Italy ».

Le novità

Ma cosa cambia, in concreto, per produttori e consumatori? «L’italianità dei nostri prodotti — spiega Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo — è già presente nelle nostre etichette. Per noi, quindi, si tratterà di evidenziare, secondo quanto prescritto dalla nuova normativa, una caratteristica già nostra. Sarà una novità soprattutto per i consumatori: ci sarà più trasparenza, soprattutto per i derivati del latte, perché un conto è la mozzarella fatta in Italia, un altro è la mozzarella fatta in Italia con latte italiano». La maggiore trasparenza potrebbe, però, influenzare il prezzo. «Sia chiaro — aggiunge Calzolari — l’etichetta non eliminerà le importazioni. Ma sapere che il latte è stato munto nel giro di pochi chilometri è un elemento di valore: esclude che possa arrivare da paesi più lontani, dell’Est Europa, dove magari i controlli non sono così rigorosi. In cambio, il consumatore dovrebbe essere disposto a spendere qualcosina in più. Anche se penso che eventuali aumenti dei prezzi nel 2017 saranno assorbiti dalla grande distribuzione».

Da Il Corriere della Sera